Nei pressi della porta d'ingresso al Castello di Pianiano si erge la chiesa di origini medievali dedicata al patrono San Sigismondo. Essa venne ampliata dopo l’arrivo degli immigrati di origini albanese che là si stabilirono nel 1757 per volere del governo Pontificio. Oggi si presenta con la copertura a capanna addossata alle mura castellane da dove si erge un campanile a vela contenente due campane. L’edificio di culto conserva al proprio interno una pregevole acquasantiera in nenfro decorata con i tre gigli farnesiani che denunciano l’appartenenza del castello alla casa Farnese e al Ducato di Castro.
All'interno lo spazio risulta slanciato verso l’alto, dove il legno ed il cotto delle capriate e del soffitto prevalgono sui colori tenui delle pareti. Una tela orientaleggiante affissa all’interno testimonia ancora oggi la presenza Albanese nel borgo.
Interessante è la storia legata alla chiesa del borgo ed in particolare al parroco che nel 1867 svolgeva qui la sua funzione ecclesiale.
In quegli anni il brigantaggio caratterizzava la vita di questi luoghi, avvenne un fatto di sangue tra il tragico e il farsesco. Il famigerato brigante Veleno (al secolo Angelo o Luigi Scalabrini), invaghitosi della donna che accudiva il parroco, un giorno presso la fonte di Pianiano, preso dalla gelosia stese a terra il prelato e gli puntò sul petto la doppietta: ma Don Vincenzo Danti fu più veloce di lui, estrasse un coltellaccio dalla tonaca e glielo piantò nel ventre, mandandolo al Creatore.
Oggi ci ricordano questi fatti il Sentiero dei Briganti che si snoda lungo i dolci pendii della Maremma, dove le malsane arie palustri di un tempo hanno lasciato il posto a fertili terre di olivi e di viti, di frumenti e di ortaggi di ogni genere.