L’antico castello oggi ha le sembianze più vicine ad un piccolo borgo, questo è determinato molto dalla demolizione di alcune parti militari quali lo scapitozzamento delle torri principali e della Rocca ed il parziale interramento della depressione che veniva superata dal ponte di accesso.
Il castello è collocato in un punto da dove si riusciva a presidiare il percorso che collega Vulci all’antica città di Castro e una buona porzione della vallata del fiume Timone.
L’insediamento presenta stratificazioni di epoche successive, a partire probabilmente da una originaria fase etrusca fino ad interventi di età medievale e rinascimentale. Si nota qua e là il riutilizzo di elementi architettonici di spoglio. Interessante sarebbe sulla controversa interpretazione toponomastica di Pianiano, derivante secondo alcuni da Planum Dianae, che suggerirebbe un tempio dedicato a Diana, oppure da un Planum Iani, che sottintende una dedica a Giano, più verosimile, anche perché di più diretta derivazione.
La storia documentabile di Pianiano è molto simile a quella di Cellere, con la quale confina. A partire dal 1223 entrambi gli insediamenti sono alleati di Tuscania, e a partire dal 1400 vengono inglobati sotto i domini della famiglia Farnese. Intorno al 1600 il paese, a causa della malaria, si spopolò, fino a rimanere abbandonato a metà del Settecento. Fu ripopolato, grazie alla politica di Benedetto XIV, da immigrati di provenienza albanese.
Al castello vi si accedeva da un solo punto, corrispondente all'attuale porta d'ingresso. Il varco era difeso dal sistema ponte-porta-torre (qui la torre era un vero e proprio palazzetto fortificato, una Rocca). Il sistema porta, doveva essere abbastanza articolato, non era una semplice apertura sul muro protetta da un elemento apribile, ma doveva essere più simile ad un sistema complesso costituito da più porte. La complessità della porta in parte è suggerita dalle tracce murarie ancora visibili sul lato Est della Rocca.
La struttura del Castello (anticamente esisteva anche un borgo esterno alle attuali mura), è stata per buona parte ristrutturata dagli albanesi dopo un lungo periodo di completo abbandono. Ad esso si accedeva tramite un ponte che immetteva al portale di ingresso difeso da una torre e dalla Rocca adiacente (quest’ultima già diruta nel XVIII sec. e mai più ricostruita).
La Rocca di Pianiano con Torre quadrata di origine medievale, in parte crollata già nel XVIII sec. e mai più ricostruita, era il dispositivo d’architettura militare più importante del castello. La sua posizione nel castello era strategica, riusciva a difendere sia la porta del castello che il ponte d’ingresso, creando un efficace sistema difensivo per gli abitanti. Da alcune mappe si riesce ad individuare un spazio libero ai piedi della Rocca, molto probabilmente era destinato alla piazza d’armi.
Oggi, entrando a Pianiano l’impianto della Rocca è riconoscibile grazie al paramento murario realizzato con pietre di tufo ben squadrate e gli spigoli sono segnalati da scure pietre basaltiche. L’altezza originaria della torre era sicuramente maggiore, alcuni fonti parlano di cinque piani coronati da merlature.
Sul fronte Est della Rocca, sono ancora visibili due possenti muri che si innestavano sulla parete, e molto probabilmente facevano parte del sistema porta. L’ingresso doveva essere abbastanza articolato, non era un semplice varco sul muro protetto da un elemento apribile. Si attraversavano due o tre porte prima di giungere all’interno, e dall’alto i soldati potevano effettuare tutti i controlli necessari. La complessità della porta in parte è suggerita dalle tracce murarie ancora visibili sul lato Est della Rocca, nello spazio che intercorre con la Chiesa di San Sigismondo.
Negli ultimi anni la Rocca ha ospitato diverse funzioni, gli abitanti del borgo ricordano ancora quando negli anni Cinquanta la scuola pubblica venne portata al piano terra, attualmente l’edificio è privato ed adibito ad abitazione.
Il Castello di Pianiano, come quello di Cellere fu costruito su un banco di tufo in posizione strategica per controllare la vallata del fiume Timone e il collegamento viario tra il mare e l’antica città di Castro.
La morfologia del terreno rese abbastanza facilmente la costruzione di opere per la difesa degli abitanti. La cinta fortificata era costituita da una cortina muraria continua e priva di torri sul perimetro.
Al castello vi si accedeva da un solo punto, corrispondente all'attuale porta d'ingresso. Il varco era difeso dal sistema ponte-porta-torre (qui la torre era un vero e proprio palazzetto fortificato, una Rocca). Il sistema porta, doveva essere abbastanza articolato, non era una semplice apertura sul muro protetta da un elemento apribile, ma doveva essere più simile ad un sistema complesso costituito da più porte. La complessità della porta in parte è suggerita dalle tracce murarie ancora visibili sul lato Est della Rocca.
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